Campoè cenni storici - Vicini

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CENNI STORICI sul Santuario della Madonna di Campoè

     CAGLIO (Alta Vallassina)

Tratte da "L'armonia" bollettino del decanato di Asso

Maggio-Luglio 1926


TERZO CENTENARIO 1626 -1926


                  
Da una memoria scritta su di un antico registro dei Battesimi esistente nell'Archivio Parrocchiale dì Caglio, risulta che una giovinetta, sui sedici anni, della quale si ignora il nome, inferma sino dalla prima età, si trovava un giorno sul colle di Pomè a breve distanza da Campoè. Pare che ivi anche abitasse, essendo inverosimile che una ragazza così malata potesse ridursi un buon miglio fontana da casa. Per la temperatura più mite delle alture, grazie ai boschi di cui erano riccamente coperte e difese le montagne del nostro territorio, tanto che vi allignavano e prosperavano viti e piante fruttifere, merita fede ciò che asseriscono i vecchi della valle: che in quei tempi non pochi fossero i casolari disseminati sui fianchi e nelle insenature dei nostri monti. Indizi probabili sono certe rovine sparse qua là fino alle cime. Vi abitasse la fanciulla o vi fosse portata dai parenti per custodire le pecore, quello fu il luogo per la manifestazione della divina misericordia. La giovinetta infelice a quell'età in cui tutto dovrebbe sorridere, ridotta all'impotenza quando il moto più che un sollievo è una necessità, doveva sollevare certamente il suo cuore a Dio onnipotente ed a Maria SS. madre pietosa degli sventurati, per chiedere sanità. Forse il bisogno batteva alla porta di sua casa ed ella avrebbe voluto essere d'aiuto e non di peso ai parenti. Forse il desiderio nobile di essere sana per servire Iddio anche coll'opere esterne di religione, struggeva il suo cuore. E con fede ingenua, con fidente abbandono pregava la Vergine, arbitra di ogni grazia. Quel giorno del Luglio 1626, forse un arcano sentimento che la sua speranza non andrebbe fallita, sollevava il suo spirito in insolita allegrezza e la preghiera le usciva dal cuore più fervente e fiduciosa. Improvvisamente una luce straordinaria, che vinceva la luce stessa del sole, la involge mentre spaventata cerca di rendersi ragione di ciò che le succede intorno; la Vergine Santissima le appare e la risana perfettamente. La visione cessa: la giovinetta riconoscente proclama il beneficio di Maria SS., balza per la prima volta in piedi e corre ad annunciare il prodigioso avvenimento ai suoi genitori. La parchezza della nota storica tramandata non ci da altri particolari: tace se un colloquio sì scambiò tra la Celeste Regina e la povera inferma; se questa favorita parlò ai suoi contemporanei di volontà o di desideri di Maria, Ci troviamo così dinnanzi al nudo fatto che pur ci riempie il cuore di riconoscenza a Dio ad alla SS. sua Madre, mentre ci invita a considerare i fini pei quali si degnarono operare il prodigio. Iddio opera per affermare la sua esistenza, la sua potenza e l'amorosa provvidenza onde circonda i nostri destini: specialmente nei miracoli. Egli ha di mira il risveglio della fede e della confidenza dell'uomo, il quale non può stare indifferente dinnanzi alle meraviglie. Altre ragioni secondarie possiamo trovare nelle circostanze di tempo e della persona in cui si compie il miracolo. Il secolo XVII era incominciato con non lieti auspici. L'eresia protestante continuamente batteva alle porte dell'Italia e delle nostre regioni specialmente; anzi, era portata nel nostro « bel Paese » dalle frequenti invasioni militari, che tenevano la via della Valtellina e costeggiavano il lago di Como. Siccome l'errore dappertutto sì infiltra e si propaga assai presto come peste terribile, così è lecito pensare che il miracolo della Madonna avesse tra gli altri. Lo scopo di tener lontana l'eresia invadente.
La coscienza del popolo, ritenne questa, se non l'unica, la principale ragione di altri prodigi di quel secolo, come le lagrime della Madonna di Nobiallo, nel 1653, il pianto di sangue della B.V, di Lezzeno, sopra Sellano nel 1688.
Maria SS. guariva una giovinetta da disperate infermità. Che cosa proibisce di pensare che la Vergine Santa avesse anche per fine di ravvivare nel cuore cristiano la fiducia in Lei, non soltanto sterminatrice d'eresia, ma salute degli infermi? Qualche anno appresso scoppiava la terribile peste nel Milanese e Maria certamente intervenne anche allora per la salute materiale degli uomini. È un bisogno del cuore cristiano fervente quello di pensare al cielo, là dove il cielo pensava alla terra: fu sempre costume dei patriarchi antichi e dei nostri padri di venerare e santificare i luoghi delle manifestazioni miracolose di Dio o di Maria SS. Infatti lutti i santuari hanno come origine un miracolo. Caglio non doveva smentire questa prova di cristiana pietà. Il primo suggerimento del cuore attonito e riconoscente doveva essere di edificare una chiesa a Maria SS. E lo si tradusse in pratica, anche perché come vuole una tradizione, la Madonna manifestò alla fanciulla miracolata il desiderio di essere colà venerata. Tosto fu ampliato un Oratorio angusto e meschino che esisteva in quei dintorni, conservandone all'Immagine di Maria SS. col S. Bambino stretto al seno, il posto d'onore. Questa già prima era oggetto di grande venerazione: oggi campeggia sull'altare maggiore del Santuario. Caglio allora era un paese minuscolo; avrebbe voluto certamente innalzare un tempio degno della Vergine potente, il quale nell'ampiezza e nello splendore testimoniasse quanto grande era la divozione dei buoni terrazzani. La modesta condizione loro rese inutili i pii desideri, che solo in progresso di tempo' vennero appagati.

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